Politica del Marocco

La sede del parlamento del Marocco a Rabat

La politica del Marocco è oggi conforme a un quadro di una monarchia costituzionale, con un re che ricopre il ruolo di capo dello Stato e un primo ministro come capo del governo in un ambito multipartitico il quale detiene il potere esecutivo. Il potere legislativo è condiviso dal governo e dalle due camere del parlamento: la Camera dei rappresentanti e la Camera dei consiglieri. Il re detiene un potere discrezionale sul ramo esecutivo e ha autorità esclusiva in ambito militare, religioso e giudiziario. Nell'ambito del 2020 l'Economist Intelligence Unit ha classificato il Marocco come regime ibrido.[1]

La monarchia marocchina è una delle più antiche al mondo e trae le sue origini a Idris I, fondatore nell'VIII secolo della dinastia idriside. Varie dinastie si succedettero nel governare il Paese, tra queste gli Almoravidi, gli Almohadi, i Merinidi, i Wattasidi, i Sa'diani e infine gli Alawidi, che unificarono il Marocco nel XVII secolo. L'autorità del sultano nel corso dei secoli successivi fu limitata per lo più alle principali città e alle pianure centrali, dove le istituzioni e la classe notabile assunsero il nome di makhzen, mentre nelle regioni berbere la società rimase strutturata attorno a divisioni tribali, in quello che veniva definito Bled es-Siba.

L'influenza europea in Marocco cominciò ad assumere approcci più aggressivi a partire dal XIX secolo, fino a culminare nell'istituzione del protettorato francese del Marocco. Il Marocco riacquisì la sua indipendenza nel 1956, periodo in seguito al quale si svilupparono tensioni tra il palazzo reale e l'Istiqlal, protagonista nella lotta per l'indipendenza e sostenuto dalle antiche borghesie di Fès e Rabat. La monarchia, per combattere l'opposizione dell'Istiqlal, si alleò coi membri delle famiglie notabili berbere, confluiti nel Movimento Popolare e che dominarono gli apparati ministeriali e l'esercito. Re Hasan II, succeduto al padre Muhammad V nel 1961, adottò un approccio più assertivo e una politica nazionalista, governando direttamente il Paese per svariati anni e instaurando un regime oppressivo nei confronti dei dissidenti politici, in particolare nei confronti delle forze dell'estrema sinistra e successivamente anche degli islamisti, in quelli che vennero definiti gli "anni di piombo". La politica e le scelte strategiche di Hasan II e dei suoi alleati favorirono un ambiente politico dominato da una moltitudine di partiti politici alleati col palazzo reale e in gran parte senza punti di riferimento ideologici, il cui sostegno si fondava su sistemi clientelari.

A partire dagli anni 1990 Hasan II implementò una serie di riforme atte a limitare il clima di repressione politica, processo continuato dal figlio Muhammad VI, asceso al trono nel 1999. Il Marocco a partire dal XXI secolo adottò varie riforme di matrice liberale, come nell'ambito del diritto famigliare, con la Mudawwana, mentre nel 2011, in seguito alle tensioni in seno alla primavera araba, venne adottata una nuova costituzione che riconobbe ufficialmente la lingua berbera, istanza sostenuta per decenni dai movimenti e dagli esponenti berberisti.

La monarchia detiene un importante ruolo in ambito religioso e trae la sua legittimità anche dal suo lignaggio sceriffiano. La figura del monarca rappresenta un'autorità religiosa, come Amir al-Mu'minin ("Comandante dei credenti"), sostenuta dal tradizionale accordo di bayʿa. Le istituzioni controllano l'ambiente religioso, ma questo non ha impedito lo sviluppo nel corso del XX secolo di gruppi religiosi indipendenti e in opposizione alle autorità, tra questi il movimento di ispirazione sufi Giustizia e Carità e vari gruppi minoritari salafiti. La monarchia ha storicamente sostenuto partiti ed esponenti laici e liberali, condiscendenti col palazzo reale e in opposizione agli islamisti.

Nell'ambito della politica estera, nel corso della guerra fredda il Marocco ha sostenuto il blocco occidentale. Hasan II intrattenne ufficiosamente relazioni con lo Stato di Israele, anche in virtù della comunità ebraica marocchina, storicamente una delle più vaste al mondo. In ambito regionale il Marocco adottò una politica nazionalista, con la quale annesse il Sahara Occidentale e ribadì le sue rivendicazioni territoriali nei confronti dei possedimenti spagnoli nella costa settentrionale, sviluppando tensioni con le vicine Algeria e Spagna. Tra le tante organizzazioni internazionali, il Marocco è membro delle Nazioni Unite, dell'Unione africana, della Lega araba, dell'Unione del Maghreb arabo, dell'Organizzazione della cooperazione islamica, del Movimento dei non allineati e della Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara.

  1. ^ (EN) Global democracy has a very bad year, in The Economist, 2 febbraio 2021 (archiviato il 2 febbraio 2021).

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